martedì 6 ottobre 2015

Andalusia on the road

"Ad esempio a me piace la strada
Con il verde bruciato magari sul tardi
Macchie più scure senza rugiada
Con i fichi d'india e le spine dei cardi"

Rino Gaetano

Non credevo che l'Andalusia mi avrebbe rubato il cuore e ora di ritorno da undici giorni in questa terra aspra e dolce allo stesso tempo, assaporo i ricordi e l'emozioni così forti che mi hanno travolta e che sono ancora vivide dentro di me.
È sempre così, quando meno te lo aspetti rimani stupito!
Quest'anno, differentemente dal 2014 in cui sbirciando su instagram mi ero innamorata della Turchia e avevo percepito il suo richiamo, qualche mese prima della partenza non avevo ancora deciso la destinazione. Nessuna lampadina si era accesa nella mia testolina e un po' delusa ho riciclato una di quelle mete che erano lì ad aspettare, la Spagna.
Non è che disprezzassi la Spagna, ma se ne sente parlare così tanto e spesso i racconti narrano solo di città bellissime, ma caotiche come Barcellona e Madrid oppure di mare, discoteche e isole dove divertirsi. Diciamo che la Spagna mi sembrava banale e non mi affascinava (eresia), ma poi anziché vedere ho deciso di guardare e ho scoperto che la Spagna aveva molto da offrirmi, almeno sulla carta.


La Spagna, poteva offrirmi la regione dell'Andalusia e l'Andalusia prometteva di inebriarmi con le sue bellezze!
Così ho iniziato a organizzare il mio primo viaggio itinerante, mica roba da poco eh!? Poi tanto per complicarci la vita (non che volessimo) non potendo noleggiare un auto, il nostro percorso è stato pensato utilizzando solo i mezzi di trasporto locali!

Appena arrivata a Siviglia me ne sono innamorata e man mano che esploravamo questa terra, ho trovato luoghi inaspettati in cui mi sono sentita a casa! Difficile da spiegare con le parole e ancora più difficile da credere per le persone che mi conoscono e sanno che i luoghi brulli, con l'erba bruciata dal sole non mi fanno impazzire. Io amo le immense distese di verde, ma di quel verde forte che ti colpisce e ti stende all'istante. Amo i boschi, gli alberi e le foreste eppure questo sud con i suoi colori ocra, giallo e marrone mi ha conquistato! Ho amato questo sud che mi ha ricordato tantissimo il nostro sud Italia, dove sono nati i miei genitori e dove per tanti anni da bambina ho trascorso le vacanze estive con i miei nonni.


Itinerario 1/09/2015 al 11/09/2015

Vi lascio qualche informazione pratica che non guasta mai! Questo viaggio ci è costato circa 1600 euro: aereo, spostamenti con gli autobus, pranzi, cene, attrazioni e alberghi. Insomma c'è proprio tutto anche qualche souvenir! Direi che per due persone e undici giorni è andata piuttosto bene.

1° - 2° e 3° giorno: Bergamo Orio al Serio - Siviglia - Italica

Siviglia è una città stupenda che conserva la sua atmosfera romantica nonostante la presenza dei turisti. Dall'aeroporto si raggiunge prendendo l'autobus che passa lì davanti ogni 20 minuti circa. Il costo del biglietto è di 4 euro e il bus gestito dalla Tussam è l'EA. Per le fermate dipende tutto da dove soggiornate, noi siamo scesi a Carlos V, vicino ai giardini del Real Alcazar perchè la nostra pensione distava meno di un chilometro da lì.


Piazza del Trionfo, davanti alla cattedrale











A Siviglia c'è tantissimo da vedere, ma noi ci siamo dedicati alle attrazioni principali e abbiamo voluto dedicare mezza giornata anche al sito archeologico di Italica, nel comune di Santiponce.

4° e 5° giorno: Granada

Da Siviglia abbiamo fatto un viaggio di tre ore circa in autobus e siamo arrivati a Granada! Dopo essere letteralmente impazziti per capire quale linea prendere per arrivare in centro, abbiamo optato per quella verde scuro (non ricordo il numero) e ci siamo avvicinati un po' al centro, ma la maggior parte del tragitto lo abbiamo percorso a piedi, in questo modo abbiamo iniziato fin da subito ad ammirare questa bellissima città. La Alhambra è sicuramente il diamante di questa città che però ha anche tanto altro da offrire. Senza tralasciare i bellissimi scorci del borgo medievale e della stessa collina su cui è adagiato il palazzo!















6° e 7° giorno: Malaga

Altro autobus, altra strada e finalmente raggiungiamo Malaga. Siamo arrivati a ora di pranzo e nel pomeriggio eravamo già in marcia per sfruttare l'ingresso gratuito della domenica pomeriggio alle due attrazioni principali: l'Alcazaba e il Castillo del Gibralfaro. Malaga non è solo mare e divertimento, ma anche cultura! Noi abbiamo usato questa città come punto di partenza per visitare i dintorni.















8° giorno: El Chorro

El Chorro è stata una tappa inserita solo per visitare il Cammino del Rey che hanno riaperto proprio quest'anno, ma purtroppo la nostra esperienza è stata davvero negativa dato che non siamo riusciti ad entrare e abbiamo perso una giornata inutilmente, ma questo merita un post a parte.

9° giorno: Ronda

Ronda è favolosa. Ronda è uno dei paesi bianchi dell'Andalusia. Arroccato sulle rocce offre bellissimi paesaggi. Il viaggio da Malaga dura due ore, ma vale assolutamente la pena. A Ronda avrei volentieri trascorso qualche giorno in più. Scendere fino al Tajo e osservare il ponte da Nuevo da sotto è stato emozionante, ma anche un po' spericolato.

Non potrò mai dimenticare la  bellissima giornata trascorsa a Ronda!











10° giorno: Nerja

L'ultimo giorno abbiamo deciso di trascorrerlo al mare, ma la Malagueta di Malaga non ci ha fatto impazzire e abbiamo deciso di spostarci a Nerja. Non abbiamo visto molto, ma le viuzze tra le case bianche che ci hanno condotto fino al balcone d'Europa ci hanno fatto una buona impressione. Anche il mare era molto bello, spiagge piccole, ma pulite.













11° giorno: Malaga - Bergamo Orio al Serio

Purtroppo l'aereo di ritorno è al mattino presto e così senza avere neanche avuto l'opportunità di fare l'ultima colazione spagnola, alle 6.30 del mattino salutiamo Malaga e ci rechiamo in aeroporto. Questo viaggio non lo dimenticherò presto, non potevo aspettarmi che mi avrebbe emozionato così tanto.


















giovedì 6 agosto 2015

Apraos Beach, dove ho lasciato il cuore

La spiaggia dove ho lasciato il cuore nell'estate del 2013, si trova a Corfù, per la precisione a meno di una decina di chilometri da Acharavi ed è la continuazione della spiaggia di Kalamaki. Le foto non le rendono giustizia, anzi la fanno sembrare anche un po' bruttina, ma quando guidando il quad l'abbiamo notata, non abbiamo potuto fare a meno di fermarci. 

Dall'alto della strada questa piccola baia ci ha stregati e così ci siamo attirare, come i marinai dal canto delle sirene. Fin qui niente di strano, la Grecia offre bellissimi luoghi naturali e poco contaminati dalla smania costruttiva dell'uomo, ma a stupirci è stato qualcos'altro. Le persone che stavano facendo il bagno, o meglio cercavano di fare il bagno, erano dei puntini lontanissimi. Continuavano a camminare nell'acqua che arrivava appena alle loro caviglie. 

Ebbene si, per me che ho sfortunatamente iniziato a viaggiare tardi e che di mare ho visto solo quello di Salerno, è stata una sorpresa. Mi sentivo come un bambino quando a Natale scarta i propri regali. 


Noi ci abbiamo provato a trovare un punto in cui l'acqua era più alta, ma eravamo ormai a centinaia di metri dalla spiaggia e l'acqua ci arrivava appena al fondoschiena. Alla fine ci abbiamo rinunciato e abbiamo deciso di sederci in mezzo al mare...e goderci qualche mini onda ed erano proprio mini.


Se la spiaggia potrà non sembrarvi il massimo, sicuramente l'acqua non potrà deludervi. Trasparente e calda. A un certo punto abbiamo notato che la sabbia nell'acqua era puntinata di bianco e scavando un pochino abbiamo scoperto che nascondeva tantissime conchiglie. Conseguenza? Ho portato due bicchieri di conchiglie a casa, giusto per appesantire ancora un op' la valigia!



L'ultima foto è stata scattata a una distanza notevole dalla spiaggia e come potete vedere l'acqua era ancora bassissima. L'unico dispiacere che ho, è averla scoperta gli ultimi giorni della nostra vacanza, così ci siamo stati solo due volte, ma intanto un pezzo del mio cuore gliel'ho lasciato, così come ho lasciato il mio anello di fidanzamento nel mare di Almyros Beach, ma questa è un'altra storia!


mercoledì 5 agosto 2015

Il canto del muezzin nelle sere di settembre

Questa è stata la prima foto scattata a una moschea. Il primo sguardo alla moschea Blu, appena scesi dal tram. Avevamo le valigie e dovevamo cercare il nostro hotel, ma Istanbul ci stava dando il benvenuto.
La magia che ho respirato ancora prima di mettere piede sul suolo turco, non riesco a descriverla a parole. La bellissima Istanbul mi ha affascinato così tanto perchè è estremamente diversa rispetto a quello a cui siamo abituati noi occidentali. Una cultura non sempre facile da comprendere per noi, ma io sono entrata in questa terra senza pregiudizi, ma solo con la voglia di scoprirla.
Così ho scoperto che i turchi bevono il tè, una delle bevande che preferisco in assoluto, che le moschee sono luoghi carichi di una vita propria e che il canto del muezzin mi confortava. Ancora ora nel silenzio della notte ho nostalgia di quel canto che pervadeva le strade sempre alla stessa ora, ed era proprio il canto della sera o del  mattino presto quello che più mi colpiva. In una vita tanto frenetica come la nostra e in una città tanto moderna come Istanbul, quel canto era una certezza a fine serata e un  benvenuto al nuovo giorno, al mattino. Era qualcosa che mi catapultava centinaia di anni lontano dalla nostra realtà.
Interno della famosissima moschea Blu

Le moschee sono bellissime da fuori e ancor di più al loro interno, dove camminare scalzi sui morbidi tappeti variopinti mi ha fatto quasi credere di trovarmi in un'altra epoca. Gli interni maestosi e riccamente decorati, sono fantastici per il modo in cui accolgono la luce del sole! Ho avuto modo di visitare moschee grandi e famose come la Moschea Blu e altre più piccole e meno conosciute e alla fine del viaggio ho potuto scegliere anche la mia preferita!

Io ho amato questo Paese così particolare e non posso fare altro che consigliarvi di mettere pregiudizi e timori da parte e partire alla sua scoperta. Non vi deluderà.

La moschea di Nuruosmaniye è quella che ha rubato il mio cuore. Situata all'angolo più orientale del Gran Bazar, non mostra delle decorazioni particolari, ma la sua bellezza è di altro tipo. Quando verso il tramonto sono entrata qui dentro, lasciandomi alle spalle il caos del Bazar, mi si sono rizzati i peli nonostante facesse caldo. Ho percepito una pace che raramente sono riuscita a trovare in altri luoghi. Mi sono seduta e nel totale silenzio mi è parso di comprendere tutto...tutto cosa, voi direte?! Me stessa, penso, ma non lo potrei dire con certezza, appena sono uscita la magia è svanita!

Moschea di Nuruosmaniye

Questa è la foto che preferisco, sembra, ma in realtà non stavo guardando il fotografo, ma dietro di lui ed riuscito a cogliermi in un momento molto naturale e personale!


Come comportarsi nelle moschee


Vi lascio anche qualche consiglio pratico, perchè non c'è cosa peggiore in terra straniera, di non sapersi comportare nel modo opportuno. Prima di entrare toglietevi le scarpe, anche se si tratta di una piccola moschea e anche se non c'è nessuno a controllare. Ho trovato davvero irritante e sgradevole i turisti che appena potevano non si toglievano le scarpe o nel caso delle donne non si coprivano i capelli. "Rispetto"  la parola che preferisco e che dovrebbe essere all'ordine del giorno. Rispetto degli altri e delle loro usanze, anche quando non le capiamo o ci sembrano strane.




Ricordatevi braccia e gambe coperte e capelli sotto il foulard, non è un grande sacrificio e come dice mio nonno di 86 anni: "cinquanta anni fa anche noi entravamo in chiesa così, mia mamma (cioè la mia bisnonna) e le altre donne si coprivano la testa con il fazzoletto!"


Per le scarpe nelle moschee più grandi vengono forniti dei sacchetti, così ve le potete portare dietro. Questo è l'ingresso della Moschea Blu, con i sacchetti per le scarpe.

Infine sarebbe meglio evitare di fare foto ai fedeli che stanno pregando, perchè per loro è un momento intimo, personale e delicato. Non so voi, ma a me non piacerebbe essere fotografata mentre mi faccio i fatti miei per strada, figuriamoci mentre prego! Purtroppo noi viaggiatori spesso pecchiamo della sindrome del super fotografo e cerchiamo di fotografare tutto e tutti senza renderci conto di quanto possiamo diventare inopportuni.
Per quanto riguarda la moschea blu, l'ingresso principale è solo per i fedeli, gli altri possono entrare dal retro, l'accesso si trova a lato dell'Ippodromo.

Detto ciò, buon viaggio a chiunque avrà modo di visitare questo luogo incantevole.

Moschea Nuova, davanti al ponte di Galata

lunedì 16 marzo 2015

Il viaggio di una vita

Oggi ci tengo a raccontare un viaggio, ma uno particolare. Il viaggio di una vita, quella di un mio caro amico. Il suo viaggio non è ancora terminato, ma purtroppo inizia ad essere stanco e forse è così che accade, ti stanchi e decidi che hai viaggiato per troppo tempo e che è ora di fermarsi. Acs, un pitbull di dodici anni, è l'amico di cui voglio parlarvi.


Un amico a quattro zampe, ma più fedele di quelli a due. Sempre pronto a perdonarmi, senza mai farmi pesare i miei errori. Sempre pronto a dare affetto e a strapparmi un sorriso. Mi ha regalato l'unica cosa che conta davvero a questo mondo, cioè l'amore e in cambio non ha mai chiesto niente. Dodici anni l'uno accanto all'altro, ho dato quasi per scontato la sua presenza, perchè dodici anni sono tanti anche per noi essere umani, ma per lui sono ancora di più...circa ottantanove anni a sopportarmi. Ora vederlo star male non può che spezzarmi il cuore, come se me lo trafiggessero con un tizzone ardente ogni volta che lo guardo negli occhi e mi rendo conto che non posso far niente per alleviare il suo dolore. Tumore al fegato, questo è stato l'esito degli esami. Questo è il male che gli sta provocando l'atrofia muscolare e che gli ha già causato un versamento addominale. Questo è l'altro male che mi porta via per l'ennesima volta un amico a quattro zampe. 

Io voglio ricordarlo per quello che è sempre stato, non per come lo sta riducendo la malattia, ma soprattutto vorrei trovare un modo per ringraziarlo di questi dodici anni che mi ha regalato e lui lo sa quanto bene gli voglio, lo capisce più di tutti, forse più di me, ma sono io ad aver bisogno di urlarlo al mondo.






















Lettera a un amico

Ero appena una ragazzina la prima volta che ti incontrai e neanche sapevo che quel pomeriggio saresti tornato a casa con me.  Rileggendo il diario che scrivevo in quel periodo ho trovato un pezzo datato 14 giugno 2003, in cui racconto proprio del tuo arrivo. Ricordi? Stavo mangiando un gelato e sapevo soltanto che dovevamo incontrare una collega di lavoro di papà, che avrebbe portato anche il suo cucciolo. Niente di strano, non dubitavo nulla. Ricordo che quando ti vidi pensai che eri veramente buffo con quella testolina piccina tutta rugosa. Carino, ma buffo. Ci lasciarono insieme con la scusa che non potevi entrare nel bar e passeggiammo. Mi eri tanto simpatico, un cucciolo strano che non voleva coccole in quel momento, ma preferiva annusare tutto. Pensai che sarebbe stato bello averti con me e poi mi chiesero se ti avessi voluto. Quella si che fu una domanda assurda, cosa voleva dire? Chi è che porta il proprio cucciolo a fare una passeggiata  e poi lo offre a una ragazzina? Si, credevo mi stessero prendendo in giro e invece no. Ti avevano portato lì per me, ma non credo di essere stata io a sceglierti. Sei tu che hai scelto me, hai scelto di darmi fiducia e hai scelto di amarmi.
Pestifero come non pochi, sempre pronto a mangiare qualcosa anche di non commestibile, ma adorabile e irresistibile. Così hai iniziato a lasciare il segno nella mia vita e anche su un paio di automobili. Hai viaggiato, nel vero senso della parola, Torino - Eboli, dodici ore di auto e sei stato fantastico. Hai conosciuto uno dei luoghi estivi della mia infanzia, hai mangiato la guarnizione del bagagliaio di papà, che ti avrebbe ucciso! Ti sei fatto venire il mal di pancia nell'auto di mamma e omettiamo i dettagli! Hai iniziato presto a correre dietro ai polli e ai gatti e ho capito che il guinzaglio sarebbe diventato indispensabile, anche se non ha prezzo ricordarti mentre cercavi di acchiappare le galline del vicino. Hai scavato buche nel cemento per nascondere i panini e abbiamo scoperto la tua più grande abilità, scavalcare qualsiasi tipo di recinzione!


Sei cresciuto e sei diventato un cane bellissimo, con quegli occhi dolci e quel naso rosa. Sempre vivace e pronto a fare pasticci. La pompa rosicchiata, la cuccia con il buco all'interno che ti ostinavi a scavare ogni volta che l'aggiustavamo, i giochi rosicchiati e i poveri ricci che si trasformavano nel tuo spuntino di mezzanotte. Persino qualche anno fa, quando ormai eri un cane adulto e saggio, hai voluto ricordarci chi eri e hai impresso i tuoi denti sulla targa dell'auto nuova!


Sempre pronto a giocare, leccarci e travolgerci e anche quando hai conosciuto per la prima volta Stefano, ti sei mostrato per quello che sei, un amico fantastico e insieme tutti e tre ci siamo divertiti. Non dimenticherò mai come scappi appena iniziano a cadere due gocce d'acqua e non potrò mai dimenticare il tuo testone che si gira per leccare il veterinario mente ti controlla il cuore. La realtà è che io non potrò mai dimenticarti. Sei una parte di me e lo sarai per sempre.




Ho scritto questo articolo  mentre lottavi e non ho avuto il coraggio di pubblicarlo. Poi ti sei aggravato e a quel punto era più importante stare accanto a te, non c'era tempo per queste cose. Poi ti ho dovuto lasciare andare, in un giorno di sole che annunciava l'arrivo della primavera. Solo ora dopo due settimane, ho deciso di pubblicarlo. Mi manchi tanto amico mio!




lunedì 16 febbraio 2015

Il paradiso a un passo da Istanbul

Siccome ho amato Buyukada, l'isola più grande dell'arcipelago dei Principi, ho deciso di dedicarle un book fotografico! Qui sotto vi lascio un po' di cibo per gli occhi!


Di case belle ce ne sono tante, ma questa anche se un po' mal ridotta, mi ha colpito! Non so perchè, ma ogni volta che la guardo mi viene da fantasticare su come sarebbe bello sorseggiare il tè nel suo salotto (ma avrà un salotto?).


Ecco il tipico fayton, purtroppo i cavalli non sembrano passarsela bene. Sono molto magri e fanno avanti e indietro dalla piazza principale a quella del monastero, scarrozzando intere famiglie e spesso i passeggeri non sembrano amanti del cibo salutare! 

Il tempo a Buyukada si ferma, sembra di tornare indietro a un centinaio di anni fa! Per strada si possono trovare anche alcune mangiatoie con il fieno. Sarò scema io, ma quando l'ho vista mi sono esaltata moltissimo

Il panorama è stupendo, ma devo ammettere che quando mi capitava di guardare verso la città, mi saliva un po' di tristezza! L'isola era così tranquilla e piena di natura e in un certo senso semplice! Quei grattacieli e quell'agglomerato di cemento, non potevano che mettermi tristezza! Sarei rimasta volentieri sull'isola! Così ho scoperto che le città caotiche non fanno per me. Ovviamente non mi fermerò per questo, ma cercherò di non fare mai più viaggi così lunghi in una sola città!

Stefano circondato dalla natura dell'isola!

Che vi posso dire...so che non ve ne frega nulla delle mie foto personali, ma ero felice e voglio condividere questo ricordo con voi!
Passeggiando per il bosco abbiamo potuto ammirare la costa dell'isola e non sto qui a raccontarvi che voglia avevo di scendere e fare il bagno! Sull'isola ci sono alcune spiagge, se non sbaglio sono a pagamento, ma il tempo a nostra disposizione era limitato e così niente bagno nel 2014!
Mentre salivamo l'impervio sentiero verso il monastero di san Giorgio, abbiamo incontrato questo simpaticissimo gatto che giocava con alcuni fili che si trovavano lungo il sentiero stesso. I fili colorati o i nastrini legati agli arbusti, indicano una grazia, per il gattino sono solo divertenti svaghi!


Oltre la facciata del monastero, tipicamente greca, vi è l'ingresso. L'interno è composto da una piccola stanzetta con un monaco che controlla che tutti rispettino le regole. Come potete vedere prima di entrare è possibile prendere alcuni scialli per coprirsi. Dentro la chiesetta è molto umile, ma nasconde un grande tesoro. Svariate sono le riproduzioni di San Giorgio, placcate in quello che penso fosse argento. Sono rimasta colpita da una teca piena di orologi, lasciati dai vari pellegrini!

Facciata del monastero di San giorgio.


L'ossessione di Stefano...per ammirare questo edificio alquanto inquietante, ci siamo dovuti addentrare nella sterpaglia! Ho scoperto successivamente che è uno dei più grandi edifici di legno dell'Europa. 
Tornando verso il porto ci siamo imbattuti in questa bellissima casetta. Non ho resistito e ho scattato un po' di foto. I colori mettevano molta allegria e io che avevo una ruota di carro così, in giardino, mi sono pentita di non averla pitturata!

Infine prima di partir, aspettando il nostro traghetto delle 17.00, abbiamo passeggiato lì vicino e ne abbiamo approfittato per fotografare queste bellissime case che sembrano siano state sradicate chissà da quale luogo lontano! Ah si, c'è anche la statua di Ataturk, ma ero più interessata all'architettura!

Infine ci allontaniamo a bordo del traghetto dopo aver vissuto una scena strabiliante. Aspettavamo davanti ai cancelli chiusi dci accedere all'area dove era ormeggiato il nostro traghetto. le persone soprattutto locali, iniziavano a fremere e ad accalcarsi davanti al cancello. A un certo punto l'uomo dall'altra parte che doveva aprirci ha detto qualcosa in turco. si capiva dal suo ton che era qualcosa di allegro e scherzoso e allo stesso tempo stava incitando ed esaltando la maggior parte delle ragazze. Così quando ha aperto il cancello dicendo qualcosa che secondo me era: tre,due...uno!
Io sono partita tranquillamente, ma tutti hanno iniziato  correre e a spingere, mi sono cadute addosso un po' di persone. Ero basita, ho aumentato il passo cercando di farlo con eleganza mentre le turche scalpitavano urlavano spingevano e si incastravano nella porta d'ingresso della balconata esterna del traghetto! Nel fare ciò sembravano delle pazze, ma delle pazze allegre! In quel momento più che mai mi sono resa conto che ogni Paese è uguale. Ho assistito a donne turche, anzi ragazze, perchè avranno avuto la mia età che si lasciavano andare spensierate. Con un comportamento così diverso da quello a cui avevo assistito fino a quel momento, in cui solitamente le vedevo composte, educate, insomma molto posate!

Vi lascio con una foto dei miei amici/nemici gabbiani! Ho cercato di coglierli mentre si adagiavano sull'acqua o mentre cercavano cibo...chissà!


Le isole dei Principi: escursione in giornata da Istanbul

Dopo molto tempo torno a parlarvi di Istanbul, ma ho deciso di abbandonare l'idea del diario lineare in cui vi racconto giorno per giorno. Ho deciso che racconterò le mie avventure in un modo diverso, che mi permetterà di essere più libera e così oggi vi racconto una delle possibili escursioni giornaliere che non bisogna assolutamente perdersi!

Come scappare dalla bellissima, ma anche caotica Istanbul? Ovviamente con un traghetto in direzione Isola dei Principi! Vi ricordo che risiedevo in zona Sultanhamet, molto comoda perchè da lì passa il tram. Prendete il tram e scendete alla fermata Kabatas, l'ultima. Non potete sbagliare, davanti a voi vedrete i traghetti, a destra c'è la compagnia che ho utilizzato io, la "Sehir Hatlari". Essendo una compagnia pubblica, il costo del biglietto è davvero esiguo e potrete utilizzare la vostra Istanbul card, quindi vi costerà quanto una corsa in tram! Il viaggio in traghetto dura circa un'ora mezza fino a Buyukada, ma ci sono anche altre fermate se preferite scegliere un'isola diversa. Io ho scelto questa perchè è la più grande tra le nove che formano l'arcipelago dei Principi nel Mar di Marmara. "Adalar", cioè isole in turco, furono meta di molti principi esiliati, nel periodo bizantino e successivamente divennero il luogo preferito delle famiglie di Istanbul per trascorrere i mesi più caldi dell'anno fuori dall'afosa città. 


Vi consiglio di non arrivare all'ultimo minuto altrimenti sarà difficile trovare un posto a sedere. Noi avevamo scelto il sabato per visitare quest'isola e così abbiamo avuto modo di ammirare la giornata di svago della gente del luogo. Si, c'erano abbastanza turisti, anche se sull'isola ne abbiamo visti ancora di più e abbiamo scoperto che avevano utilizzato un'altra compagnia di traghetti, ma molti di più erano i turchi! Ragazzine spensierate e famiglie che lanciavano i simir ai gabbiani! Già il viaggio in traghetto è un'emozione, molto bello ammirare i venditori di simir e di caffè o cay che passano tra i passeggeri, non curanti dell'ondeggiare del traghetto!

Mi rendo conto che mi sto già prolungando troppo e la selezione delle foto è immensa, ma su Buyukada ci ho lasciato un pezzettino di cuore. Un'isola ancora piena di verde con un'atmosfera per cui non trovo le parole adatte. Tra le case di legno dai colori pastello, i calessi trainati dai cavalli e l'immensa natura, ci si dimentica completamente che a un'ora e mezza c'è la caotica città! Qui il tempo sembra fermarsi e a me è parso di trovarmi in una linea temporale completamente diversa, a ricordarci che era il 2014 e non il 1900, sono state le tante macchine fotografiche appese al collo dei turisti e purtroppo i grattacieli della stessa Istanbul, che svettavano all'orizzonte!

Io e la mia dolce metà, da impavidi abbiamo deciso di raggiungere il monastero di San Giorgio che si deve assolutamente visitare, a piedi, ma penso ancora adesso che i veri impavidi siano stati coloro che hanno fatto una fila lunghissima per riuscire a salire su un calesse! Noi abbiamo preferito camminare per 4 km e il paesaggio ha ripagato ogni sforzo e ogni goccia di sudore, però non posso negare che dopo aver camminato a lungo, è stato davvero faticoso riuscire a salire a piedi fino al monastero. Infatti il monastero è situato su un promontorio e la salita che lo precede, si può fare solo a piedi o sul mulo (poveri muli). Essendo davvero ripida, se non si è allenati, si arriva in cima devastati. Nell'istante in cui ho visto il monastero e il panorama mozzafiato, mi sono ripresa all'istante! Il monastero è greco ortodosso, di piccole dimensioni, ma io ne sono rimasta molto colpita. All'interno vi sono molti quadri rivestiti di placche d'argento, qualcosa che non avevo mai visto, ma siccome è proibito fotografare al suo interno, rimarranno impressi solo nella mia mente.






Anche al ritorno abbiamo deciso di andare a piedi, ma abbiamo preso una strada alternativa, in quanto Stefano era ossessionato dall'edificio in legno mezzo diroccato che aveva visto da diverse angolazioni, salendo al monastero. Ci siamo avvicinati alla recinzione, ma l'edificio a mio parere era inquietante, affascinate, ma pur sempre inquietante; complice il filo spinato e i divieti! Non avendo la guida abbiamo provato a indovinare la sua funzione. A me sembrava tanto un albergo, ma i cartelli e divieti  con scritto zona militare, ci hanno portato fuori strada e abbiamo pensato potesse essere una struttura militare e per questo motivo ho proibito a Stefano di girarci intorno. C'è da dire che era davvero immenso e non avevamo il tempo necessario a girarci intorno. Con il senno di poi mi  è dispiaciuto, ma non ditelo a Stefano, mi farebbe la testa come un pallone! Alla fine abbiamo scoperto che nacque come casinò a inizio Novecento, ma il sultano non approvò e divenne un'orfanotrofio, fino a quando fu abbandonato.

L'orfanotrofio visto dalla pineta mentre ci recavamo verso il monastero

L'orfanotrofio visto dalla collina del monastero greco-ortodosso di San Giorgio

Questa escursione è stata meravigliosa e ci è dispiaciuto non pernottare sull'isola, avremmo avuto più tempo per esplorarla! Se la visitate non dimenticate di comprare la tipica corona di fiori che porta fortuna!
Stefano che mi compra una corona di fiori a Buyukada